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Racconti di viaggi

Nepal le sue città, montagne e popoli

Arriviamo a Kathamandu e...... come al solito (da 14 anni visito il Nepal per fare trekking ad alta quota) quello che mi colpisce di più è la luce diversa da ogni altro luogo.
Le persone fuori dall'aeroporto fanno a gara per accaparrarsi le valigie del turista per avere una piccola mancia.
Ci avviamo verso il nostro albergo è la vigilia di Natale e il traffico è intenso e caotico, strano la sua religione è diversa ma si sa per i nepalesi ogni occasione è buona per fare festa.
Colori, odori, suoni, visi, tutto incuriosisce e la mistura di modernità e antichità stordisce, passiamo vicino a Pashupatinath dove il fiume sacro Bagmati accoglie i morti che qui nei Ghat vengono bruciati e dopo vari riti funebri vengono gettati nel fiume.
Oltre ai soliti turisti vi è una moltitudine di persone che passeggiano tranquillamente, penso sia un modo per rendere la fine della vita più tranquilla e normale.
Per noi occidentali è più difficile avere un contatto con la morte così plateale abituati come siamo a esorcizzarla e a nasconderla.
Ma qui la sensazione è quella di profonda spiritualità e di pace interiore.
Il giorno dopo partiamo per la seconda città del del Nepal, Pokhara, situata in un anfiteatro circondato da alte montagne Annapurna, Machhapuchhare, ed un bellissimo lago Phewa.
Più tranquilla rispetto a Kathmandu offre l'opportunità di una permanenza rilassante.
Il terzo giorno alle 5 di mattina raggiungiamo attraverso un percorso di salita e di scalini Sarangkot (1592) per ammirare l'alba e le splendide vette della regione dell' Annapurna.
La levataccia viene ripagata ampiamente del magnifico spettacolo e ci lascia senza parole..........
Il quarto giorno partiamo con l'aereo per un piccolo trek nella regione del Kali Gandaki nel Parco Nazionale dell' Annapurna.
Atterriamo nel piccolo aeroporto di Jomson 2720 mt., nella gola del fiume.
E' la terza volta che vengo in questa zona per trekking più impegnativi.
L'aria rarefatta si fa sentire.........
Il freddo è intenso, siamo a Dicembre.
Espletato le attività di rito: portatori, guide bagagli ecc.. partiamo lungo il Kali Gandaki la gola più profonda del mondo.
Il sentiero è facile e alcune volte diventa strada, i colori sono forti e le montagne altissime, non camminiamo molto è il primo giorno di trekking e bisogna stare attenti a queste quote.
Arriviamo a Kagbeni villaggio sperduto in questa ampia gola scavata dal fiume, le case sono tipiche dei popoli Tibetani (siamo nel distretto del Mustang).
Il vento domina e le bandiere di preghiera sbattono, il silenzio e la pace dominano........
Dopo pranzo io e Betty usciamo dal lodge per visitare il piccolo paese, ci dirigiamo verso il monastero buddhista, una torre dipinta di ocra rossa visibile a lunga distanza, i bambini giocano con oggetti molto semplici e sono molto sporchi forse il freddo non invoglia a lavarsi......
Gli adulti con la pelle molto scura sono spesso a conversare nei posti più assolati e riparati dal vento.
Scorgiamo un gruppo familiare anche essi al sole, vicino alla loro casa, la signora più anziana ci colpisce per le sue profonde rughe e i gioielli di famiglia che fanno da contrasto.
Si nota anche la loro condizione di povertà, ma il loro modo di sorridere e di stare insieme rivela una serenità forse perduta da noi....
Adesso in pieno inverno il luogo dà un idea di malinconia, ma immagino che tutto cambi nel periodo estivo, quando tutto fiorisce, i campi sono pieni di orzo e l'aria calda invita a stare fuori.
Giungiamo infine al monastero facciamo il giro, facendo cigolare i mulini di preghiera disposti in tutto il suo perimetro, di fronte si intravedono delle caverne rupestri e mi piace pensare che forse in una di loro ha dimorato Milarepa famoso yogi, stregone, poeta.
Il secondo giorno di trekking con un freddo intenso, partiamo per Muktinath 4000 mt. luogo dove arrivano i trekker dal giro dell'Annapurna superando il passo Thorong La 5416 mt.
Il sentiero sale progressivamente in un ambiente dominato da alte montagne, Dhalaugiri 8167 mt. , Annapurna 8091 mt., Nilgiri 6940 mt.
Dobbiamo affrontare un dislivello notevole a queste quote, circa 1000 metri, ma l'ambiente è talmente bello che ci fa dimenticare la fatica, i prati di alta quota sono resi aridi dalla stagione invernale e assumono una tonalità marrone e la roccia nuda fa da contrasto con i suoi colori pastello grigio, rosa, bianco.
Il silenzio, la vastità e il cielo di un intenso azzurro , ti fanno sentire parte del tutto, e i pensieri quotidiani si sciolgono come neve al sole.

Che piacevole sensazione è come se improvvisamente ti liberassi di mille catene.......

Ci appare in lontananza un luogo antico lontano nel tempo, un gioiello architettonico nepalese perfettamente inserito nell'ambiente, Jarkot 3550 mt. , il monastero con il suo svettare e il colore rosa, le case bianche fatte di pietra.
Ci cimentiamo in un ennesima salita fino ad arrivare a Muktinath.
Osservo che le case sono aumentate rispetto a 5 anni fa, quando ci giunsi dal passo Thorong La e del paesino di montagna rimane ben poco.......
Ma si sa cosi è la globalizzazione.....
Ci fermiamo nel solito lodge di anni fa e dopo pranzo ci avviamo verso il celebre Santuario, meta di pellegrini indù e buddisti.
Entriamo e tutto cambia, l'atmosfera si carica di spiritualità antica, vi sono una serie di fontanelle (108 per la precisione quante sono i grani del rosario) che spruzzano acqua sacra dell' Himalaya.
Le nostre guide riempiono una bottiglia di acqua ad ogni bocca, poi la portano nell'edificio sacro lì vicino e celebrano un rito indù di buono auspicio.
E' la volta del tempio buddista dove dalla roccia si dice da sempre si sprigiona una fiammella azzurra.
L'incanto del luogo è dovuto al fatto che lì si da' un giusto rispetto agli elementi essenziali della vita: Acqua, Fuoco, Terra, Cielo, materie di cui noi stessi e l'universo intero è fatto.
Centro spirituale dove le due religioni convivono con grande tolleranza.
Torniamo giù verso Muktinath si sta facendo sera ed il tramonto tinge di rosa il Dalaugiri uno dei 14 giganti dell' Himalaya, mi viene in mente il libro di Chatwin "Che ci faccio qui ?"
Il sesto giorno scendiamo oltre 1000 metri fino a Marpha 24 km.
Il paese è fortunatamente come visto anni fa con le tipiche case MUSTANG, c'è una certa attenzione a non modificare brutalmente l'assetto del territorio e l'architettura antica, è piacevole passeggiare per questi vicoli, vi è ancora l' armonia e la sapienza imparata nel corso dei secoli.
Visitiamo il monastero buddista è in una posizione panoramica e da lì possiamo ammirare le semplici ma belle case nepalesi che sanno inserirsi nel paesaggio senza offenderlo.
Dentro il monastero vi è la consueta serenità dei luoghi religiosi e si capisce che l'uomo ha bisogno di un luogo dove può trovare altre
dimensioni....
Abbandoniamo la montagna e da Pokhara in auto ci spostiamo nella pianura Nepalese il Terai nel Parco Nazionale di CHITWAN, dove nella giungla vivono gli ultimi esemplari di tigre del bengala e il rinoceronte unicorno.
E' patria di una etnia chiamata THARU, costruiscono le loro case con fango misto a grasso di elefante e il di canne di fiume , le persone vivono ancora come un tempo , bambini che giocano nell' aia, uomini e donne a lavare i panni, a seccare i semi, oppure semplicemente a chiacchierare con i loro vicini.
Gli animali domestici, come i preziosi bufali, vagano liberi e sornioni nel villaggio.
Vi è un bellissimo fiume Rapati che dopo un lungo tragitto si getta nel sacro GANGE.
Il paesaggio ricorda le descrizioni di Kipling nel "libro della giungla".
Dopo una breve visita al villaggio contadino, prendiamo come mezzo per visitare la giungla un elefante e dondolando ci avviamo per un safari dentro la giungla.
Il silenzio ed il passo soffice dell'elefante ci cullano in mezzo ad un fantastico mondo verde ricco di specie vegetali esotiche.
Scorgiamo con non poca emozione il famoso rinoceronte unicorno, ci avviciniamo cauti sono due che riposano.
Poi proseguendo incontriamo daini, pavoni, scimmie, è si, questo è veramente un luogo dove la natura domina con tutta la sua forza e bellezza.
Il nostro safari giunge al termine e attraversiamo nuovamente il fiume che riluce di colori ovattati tenui.
Il giorno dopo percorriamo, con una barca scavata nel tronco di un albero, un tratto di fiume, è mattina, ci sono delle nebbie la vegetazione riparia si protende verso il fiume che scorre lentamente.
Il percorso è estremamente rilassante e invita alla riflessione, ogni tanto vediamo uccelli di mille colori: aironi, martin pescatore, oche siberiane , cormorani.
Ma l'incontro più emozionante ci viene da un animale che sembra appartenere ad un passato più remoto il coccodrillo, che scaldandosi al sole ci sbalordisce per la sua grandezza e fissità.

Tornati al nostro lodge ci sediamo in riva al fiume per ammirare uno splendido tramonto tropicale e mi lascio affascinare dal paesaggio e dimentico di me stesso divento acqua che scorre, vento caldo che accarezza le piante, suoni di animali che sgorgano dal profondo della giungla al di là del fiume....

E' ora di tornare a Kathmandu, e sorpresa, le macchine sono ferme a causa di uno sciopero.
Quindi per raggiungere l'aeroporto dobbiamo con piacere affittare un piccolo carro trainato da un cavallino, e attraverso la campagna del TERAI raggiungiamo l'aeroporto in un modo molto ecologico.
Riccardo Paoli

Questa acqua correva correva, sempre correva, eppure era sempre lì, era sempre e ogni tempo la stessa, eppure in ogni istante un'altra!


Hermann Hesse
Siddharta

Racconti di viaggio: Benvenuto
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Mustang ultimo Tibet (trekking 2013

Siamo arrivati a Kathmandu in un periodo anomalo per me, il tempo è piovoso, è il periodo dei monsoni, la città è super caotica e le strade sono piene di fango, l'inquinamento è forte e prende subito la gola, un inferno di veicoli e persone. Una frase di uno scrittore mi ha colpito e dice:
-Kathmandu è come una bella donna che li puzza il fiato, ti allontani ma allo stesso tempo non puoi fare a meno di avvicinarti-
Le persone si muovono con frenesia come in tutte le grandi metropoli. Il loro modo di vestire è vario e pittoresco, tutti gli edifici sono costruiti senza un preciso piano regolatore, i fili elettrici corrono su dei pali in una moltitudine d'intrecci, i vicoli e le strade sono sporche e dissestate, migliaia di piccoli e grandi negozi espongono le merci più disparate, ci sono dei negozi piccolissimi, dove il negoziante deve rimanere seduto per tutto il giorno e forse per tutta la vita. Arriviamo all'albergo un'oasi di comodità e di pace, ma già pensiamo di uscire per immergerci nell'affascinante bolgia di gente, odori, suoni, insomma un magma di vita...

Il giorno dopo ci rechiamo all'aeroporto domestico per prendere il volo per Pokara la seconda città come importanza del Nepal. La località è famosa per il suo lago Pewa circondato da alte montagne difficilmente visibili nel periodo caldo, è anche più tranquilla e armoniosa grazie alle sue bellezze naturali che la circondano. Il clima e prettamente sub- tropicale e in questo periodo vi è un caldo umido con particolari profumi che solo ai tropici si possono sentire, anche i colori, i suoni sono più forti più evidenti è tutto un manifesto alla vita e alla natura.

La mattina presto del giorno dopo ci avviamo verso l'aeroporto per raggiungere Jomson a 2700 m. di altezza nella famosa valle più profonda del mondo il Kaligandaki. Ma il tempo non ce lo permette e dobbiamo affrontare con un mezzo pubblico una strada pericolosa e disastrata causa monsone, diciotto ore di massacrante viaggio. Finalmente arriviamo a Jomson e per recuperare il tempo prendiamo un fuoristrada per raggiungere il villaggio di Chele e da lì iniziamo il trekking nel territorio Nepalese il Mustang, lungamente proibito agli occidentali. Il villaggio riporta al tempo in cui il Tibet non era stato invaso dai cinesi, case basse con tetto piatto fatte di mattoni di fango, e i simboli sacri del buddismo si ritrovano sparsi ovunque, ciorten, muri mani, ruote di preghiera, ed è costruito su un'altura, dove vicino scorre il fiume Kaligandaki. Il paesaggio è veramente straordinario, il fiume forma un vasto letto sovrastato da delle rupi di un colore rosso intenso. In lontananza fa da corona di bellezza il Nilgiri con le sue vette ammantate di neve e ghiaccio, spiccano dal colore nero del fiume, l'aria è tersa siamo a 3000 m. di altezza e il cielo è azzurro intenso come solo qui può essere...

Su sempre più su, più vicini al cielo, alle candide nuvole, la terra sotto di noi ci trattiene ci riporta alla condizione di uomini piccoli e pesanti. Davanti a noi spazi infiniti invitano ad andare avanti. Rocce millenarie corrose dal vento ci ricordano la nostra caducità. Il silenzio e la solitudine ci assordano la mente. Le grotte sulle rupi una volta abitate ci invitano a rifugiarsi per fuggire dal mondo...

Il percorso per arrivare alla capitale del Mustang Lo Mantang è tutta una serie alti passi fino a 4200 m. i paesaggi hanno dell'incredibile, deserti di alta quota con valli e canyon profondi, gli spazi sono immensi con la completa assenza dell'uomo, cielo e terra si producono all'infinito. Il profumo dell'assenzio in questa stagione predomina e nelle radure antichi greggi di capre pascolano sotto l'occhio vigile dell'arcaico pastore... Ogni tanto incontriamo dei villaggi dove domina il monastero buddista sempre colorato di rosso. Entrarci è come tornare nel passato i vicoli sono stretti e le persone si muovono con tranquillità, cani, mucche, cavallini, circolano indisturbati gli anziani si siedono vicino al gompa o al monastero per recitare mantra facendo girare la ruota di preghiera, donne vestite in modo tradizionale accudiscono i propri figli liberi e sporchi, altre donne sempre vicino a qualche luogo sacro filano la lana nel modo antico o pulano il riso con lo staio, monaci buddisti si aggirano per il villaggio salutando gli abitanti come da noi una volta faceva il parroco di campagna.

L'odore dominante è quello del mondo contadino fatto di stalla, cibo, e fumo di legna, il suono cosa ancora più rara non è come da noi prodotto da oggetti tecnologici ma dalla voce dell'uomo e dagli animali che vivono con lui, gente povera ma che con pochi mezzi riesce a far tutto e... sorridendo. Uomini che riescono a permeare la loro vita di religione e spiritualità, il buddismo lo insegna che la vita è solo una grande illusione ma ha anche lo scopo di poter acquisire i meriti per una rinascita migliore o l'interruzione per raggiungere il nirvana.

Vorrei volare, spersonalizzarmi diventare tutto e niente, assorbire aria, acqua, montagne, tutto quello che mi circonda. E correre come una meteora nello spazio cosmico libero finalmente dal pesante fardello di uomo. Forse il fardello ci fa comodo perché ci dà l'illusione di essere individui è come cercare di farsi male per avere la certezza di esistere... Esistere cosa vuol dire, camminare, nutrirsi, comprare, fare figli, cercare il potere, la ricchezza a tutti i costi.... Poi l'ultimo giorno, perché ci sarà l'ultimo giorno, ci accorgeremo che siamo andati nella direzione sbagliata, tutto ciò che abbiamo fatto rimarrà lì o prima o poi sarà dimenticato, ci accorgeremo che invece di dare avremo preso, per poi non avere niente. Forse vivere consapevoli che noi siamo niente quando ci attacchiamo alle meschinità e tutto quando ci lasciamo andare alla comprensione e al cuore...Solo allora l'ultimo giorno avrà un senso e non ci sentiremo smarriti e impauriti....

Giungiamo con non poca fatica all'ultimo regno del Nepal Lo Mantang, un luogo mitico ancora intatto come mille anni fa, ultima roccaforte per la difesa contro l'invasione cinese del Tibet da parte dei famosi guerriglieri Khampa, si arresero solo dopo che il Dalai Lama con una lettera gli chiese di rinunciare alla guerriglia. Il paese è antico, ancora si può avere dagli edifici una testimonianza dell'antico Tibet. Il monastero com'è logico in un luogo dove la spiritualità si coltiva da millenni riveste una notevole importanza. Lo visitiamo l'edificio è antico e prezioso, nel cortile ampio e spazioso si svolge la vita di piccoli e grandi monaci, il monastero contiene aule, refettori, dormitori per i più piccoli, e celle per i monaci anziani, all'interno del luogo, dove si pregano statue e dipinti antichi impreziosiscono il tutto.

Fuori, un po' com'è d'abitudine anche in altri villaggi del Mustang, è un fiorire di gompamuri manimulini di preghiera ecc. Incontriamo per strada un restauratore italiano Luigi che grazie a una fondazione sta restaurando un gompa, con l'aiuto di artisti locali, entriamo nell'edificio, quello che ci colpisce di più a parte la bravura nel dipingere è l'atmosfera che regna fra loro un misto di festa e di religiosità. Capisco, perché in quel momento si stanno riappropriando della loro fede e della loro cultura.

Se vuoi distruggere un popolo, annienta la loro cultura... avrai mano libera per i tuoi interessi...

Qui, come altrove nei miei viaggi, capisco che la ricchezza dell'uomo sta nella moltitudine di culture fatte di esperienze diverse dovute alle caratteristiche ambientali, morfologiche, climatiche, ecc. E' come se l'uomo grazie alla sua capacità di adattamento, si plasmasse per sopravvivere....Importante come lo è la biodiversità a livello genetico.

Nel percorso del ritorno ci avviamo in una profonda selvaggia valle, per visitare una grotta dove il famoso Milarepa ha usato per meditare. L'ambiente è meta di pellegrinaggi ed è molto spettacolare, all'interno vi è l'iconografia di Milarepa e di Sakiamuni il Budda storico, ci sono anche pellegrini che accendono lampade votive e bandierine di preghiere ovunque. Immagino Milarepa in questa grotta solo con se stesso lontano da tutti e da tutto, per affrontare e cercare di comprendere la persona più misteriosa di tutte se stesso... E forse la famosa illuminazione buddista avviene al momento della conoscenza di sé. Riprendiamo il nostro cammino e in lontananza vediamo le rare pecore blu, forse indice di buon auspicio?

Siamo giunti dopo vari giorni a Kagbeni alle porte del Mustang, domani raggiungeremo Jomson per prendere l'aereo... E' si il trekking è giunto al termine, mi sembra di aver vissuto un sogno e tutti i momenti che ho vissuto si accavallano nei miei pensieri. Mi sento dentro una sottile malinconia, tutto scorre... tutto finisce...

Paoli Riccardo

"Per orrore della morte, presi la via delle montagne.
A lungo meditando sull'incertezza dell'ora della morte,
catturai la fortezza della natura della mente,
priva di morte e priva di fine.
Ora ogni paura della morte è fugata, svanita!"

Milarepa

Racconti di viaggio: Chi siamo

trekking Campo Base Annapurna (Himalaya-Nepal) inverno 2014/15

Finalmente si parte per l'Himalaya, fatti tutti i preparativi siamo partiti per affrontate l'aria sottile e i ripidi sentieri della regione dell'Annapurna Nepal.
Come al solito sosta nel caos assordante di Katmandu, devo dire che è sempre attraente e piacevole concederci qualche ora nelle vie esotiche piene di colori, odori e suoni e monumenti storici d'immenso valore della capitale.
Siamo in quattro, Betty, Lucia,Luciano ed io Riccardo.
La mattina dopo, ci siamo recati all'aeroporto per volare verso Pokhara famosa località bagnata dal lago Pewa e contornata da una corona di altissime montagne.
Da lì, in auto, verso l'attacco del sentiero del trek santuario dell'Annapurna, occorrono circa dodici giorni di cammino fino all'arrivo del campo base di 4000 metri di altezza.
Nayapul, punto di partenza, si presenta come un insieme di case e negozi senza un ordine preciso, un po' come tutti i paesi sorti da poco.
Lungo il paese scorre un piccolo torrente, il tutto sovrastato da montagne coltivate a terrazzo.
Seguiamo il torrente Nadi Kola per una strada fatta da poco percorribile solo con mezzi fuori strada, devo dire per chi fa trekking non è molto piacevole camminare per la strada ma il tutto è compensato da splendide vedute Himalayane.
Dopo circa due ore finalmente incontriamo i famosi gradini e abbandoniamo la strada…
Continuiamo in salita e con gli occhi osserviamo la valle , notiamo che i colori e le luci sono diversi dalle nostre zone, anche la vegetazione presenta piante diverse, la casa contadina offre immagini di uomini e donne vestiti in modo tradizionale nel lavoro quotidiano, i bambini giocano con giocattoli semplici fatti con le loro mani vestono in modo povero, ma sorridono e ci salutano con un namastè, gli animali domestici vagano indisturbati…
Dopo una moltitudine di gradini arriviamo al punto di sosta Tinknedhungga 1520 mt.
Ci sistemiamo in un piccolo lodge.
La mattina dopo di buon' ora partiamo per Gorepani dieci km circa con un dislivello di 1420 mt. si raggiunge un'altezza di 2860 mt.
Interessante percorso che attraversa una bellissima foresta di rododendri giganti, m'immagino lo splendore della fioritura nel periodo primaverile.
La giornata è splendida e piena di sole e non fa tanto freddo, in fondo alla foresta si ode il rumore del torrente Bhurungdi Kola e il gracchiare delle cornacchie, molti alberi sono secolari, i muschi pendono dai rami, si respira un'aria magica.
I pensieri mi portano via,ispirati da animali mitici nascosti chissà dove in quest'antica foresta himalayana.
Ogni tanto incontriamo dei lodge dipinti con colori vivaci e case contadine con i suoi campi coltivati.
Arriviamo finalmente aGorepani, meraviglia delle meraviglie, abbiamo l'occasione di vedere le massicce montagne dell'Annapurna e del Dalaugiri che si stagliano in un cielo azzurro cobalto che fa risaltare il bianco della neve, la sera come per magia si colorano di arancione…
Quante albe, quanti tramonti hanno visto queste montagne gigantesche, ed erano lì molto tempo prima che l'uomo fosse apparso sulla terra, forse solo lui può ammirarle con occhi che comunicano con l'anima.
Siamo al rifugio intorno a una stufa alimentata a legna fatta con un fusto di benzina, viene spontaneo parlare tra noi, vi sono francesi, tedeschi, inglesi, coreani, nepalesi tutti abbiamo una cosa in comune la passione per la montagna…
Vicino ci sono i nostri sherpa che ci accompagnano e nonostante la barriera della lingua comunichiamo…
Altri tempi, altra dimensione…


Quanti passi ci vogliono per arrivare dove sei?
Quanto tempo ci vuole per arrivare all'adesso?
Quanto tempo per diventare quello che sei?



La mattina dopo partiamo da Gorepani a Tadapani circa dieci km con un dislivello di 700+ 900- .
Dal rifugio si sale al passo di Durali 3200mt, da lì si ammira una magnifica vista delle cime più belle del distretto: Dhalaugiri, Nilgiri, Macapuchare, ti senti come nel mezzo all'oceano capisci di quanto piccolo e sperduto sei, ti chiedi se tutto il tuo io può reggere a tale grandezza.
Vicini a noi ci sono altri trekkinisti che come me sono incantati dal paesaggio.
Immagino che se fossi solo, le sensazioni sarebbero diverse forse di completo smarrimento con perdita di certezze e identità…
Continuiamo il nostro cammino fra ripide salite con innumerevoli gradini e lunghe discese in un bosco fitto, dove le tracce della natura ci raccontano la storia d'innumerevoli piante che convivono insieme: muschi, licheni, rododendri, querce secolari.
Nei torrenti si sono formate spettacolari stalattiti di ghiaccio che pendono come lame sui costoni umidi, pieni di piante aggrappate disperatamente in quel mondo verticale difficile da abitare, sembra una metafora dell'uomo che si aggrappa alla vita che gli sfugge inesorabilmente…
Dopo sei ore arriviamo a Teodari. La mattina dopo ci avviamo verso Gurung-Chornung- 10 km. 6.20 ore 515+1056-.
Scendiamo per una serie di scalini e raggiungiamo la parte più coltivata con fattorie e ripidi terrazzi coltivati, la giornata è splendida, il sole invernale ci scalda piacevolmente, arriviamo a dei belvedere dove il Machapuchare ci appare in tutta la sua grandezza.
Questo mondo contadino è ancora antico, non ci sono strade per i mezzi e tutte le merci sono trasportate a mano o a dorso di asino, tutti gli attrezzi agricoli sono a mano non ci sono trattori, tutto si fa rigorosamente con la forza delle braccia con utensili antichi ma funzionali.
Il rapporto con la terra è ancora intimo , personale e gli abitanti hanno tra loro vincoli sociali e di appartenenza stretti e solidi.
Vi è anche una piccola scuola, dove i bambini possono apprendere i rudimentali necessari per sapere leggere e scrivere.
Impossibile ormai trovare da noi un mondo cosi strutturato. Il paesaggio umano è in perfetta armonia con la natura del luogo, non essendoci contrasti il tutto dà la sensazione di pace e armonia.
Vicini ormai alla meta, a quota 3200 mt al campo base Machapuchare, ci riposiamo al lodge e la mattina dopo partiamo, affrontiamo gli ultimi 400 metri di dislivello per il campo base dell'Annapurna. Il freddo è intenso, la valle è stretta e il sole ancora non è apparso, l'aria rarefatta ci mette affanno e ogni passo costa il doppio di fatica, lentamente arriviamo al campo base 4100 mt.
Da lì vista mozzafiato Annapurna sud 7000 mt , Annapurna uno8200 mt.
Un anfiteatro fatto di roccia e ghiaccio…
Il tempo ci ha voluto bene il sole splende e il cielo è azzurro cobalto, insieme a noi ci sono altri trekker di vari paesi del mondo, rifletto del perché si percorrono distanze non indifferenti e fatiche a volte anche rischiose per vedere questo spettacolo della natura…
Vorrei fosse un omaggio alla nostra madre terra che ci offre bellezza per riempire l'anima…
Che si voglia o no, ne siamo attratti… Un ritorno all'origine?][br Per tanto tempo le montagne sono state ritenute sacre e alcune non si potevano scalare…


A lungo durerà il mio viaggio
e lunga è la via da percorrere,
sono le vie più remote
che portano più vicini a se stesso.
Il viandante deve bussare molte
Porte straniere per arrivare alla sua,
e bisogna viaggiare per tutti i mondi
esteriori per giungere infine al sacrario più segreto all'interno del cuore.
I mie occhi vagarono lontano prima
che li chiudessi dicendo: "eccoti"
il grido e la domanda: "dove?"
Si sciolgono nelle lacrime di mille fiumi.
E inondano il mondo con la certezza
"io sono"
Rabindranath Tagore


Ci avviamo per la lunga discesa, verso Durali il fiume a valle scorre con un suono fragoroso e ci ricorda che tutto scorre anche il nostro viaggio, ma dentro di noi rimarranno sensazioni, emozioni, immagini, camminiamo in silenzio i pensieri volano, gli occhi cercano di fissare per sempre questi luoghi antichi…
La scala della vita ha aggiunto un altro gradino

Riccardo Paoli

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Racconti di viaggio: Notizie
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Kashmir il sogno Indiano

Partenza

I bagagli sono pronti, dopo 2 mesi di lavoro nel verde con i ragazzi, si parte per le vacanze.
Io e Betty andremo in una regione dell'India: il Kashmir, ne ho sentito parlare tante volte, come una regione fra le più belle e più martoriate, per le contese territoriali fra Pakistan e l'India.
Prendiamo il treno per l'aeroporto di Milano , siamo in tre Lucia, Betty e io.

1° Giorno - Delhi

Dopo 8 ore di volo arriviamo a Delhi, il caldo umido ci accoglie con odori forti di umidità e muffe. Arriviamo in albergo e posati i bagagli prendiamo un taxi per andare a visitare uno dei monumenti più importanti il Forte Rosso nome originario Qila-e-Mu'alla.
Entriamo, la struttura è veramente imponente, costruito in pietra arenaria rossa fu realizzato tra il 1639 e il 1650, quando l'imperatore Moghul spostò la sua capitale da Agra a Delhi. All'interno vi sono molte strutture adibite a vari servizi del governo e piastrelle con disegni floreali li abbelliscono , i giardini sono numerosi, da alcune terrazze si può ammirare il fiume Yamuna. E' molto caldo e l'umidità è quasi al 100./°, storditi ci lasciamo prendere in questi antichi edifici e con l'immaginazione ripercorriamo il tempo di quando la vita in queste mura era paradisiaca e principesca.
Usciamo fuori un po' cotti dalla calura.
Il traffico è intenso e caotico, proviamo a districarci per raggiungere a piedi la grande moschea, ma è difficile, gente che ci assale per l'elemosina, che vuole farci da guida....... E' troppo, decidiamo di rinunciarci e prendiamo un tuc-tuc per andare nella piazza Connaugth Place , il cuore commerciale e culturale della città.
E' divertente procedere con questi piccoli e malridotti mezzi nel traffico infernale di Delhi.
Arrivati nella grande piazza, ci giriamo intorno, lungo dei grandi porticati pieni di piccoli e grandi negozi, ma la cosa che più mi colpisce come un pugno nello stomaco, sono due mendicanti, un bambino e un adulto, il bambino con occhi allucinati cammina sotto l'effetto di qualche droga ed è tutto lacero nei vestiti, l'adulto è deforme tutto piegato su se stesso come un ammasso informe di carne.
Un sogno... no purtroppo una cruda realtà della condizione umana... La commozione mi assale, mi metterei a piangere, mi trattengo penso a cosa potrei fare, al perché, mi guardo in giro vedo volti indifferenti...
Capisco che qui come in altri paesi dell'Asia la lotta per la vita è aspra e a tratti violenta, di chi sia la colpa non lo so o perlomeno non completamente. Ma l'indifferenza, la mancanza di compassione certamente fa aumentare il problema.
Stanchi torniamo in albergo aspettando il domani che ci porterà in una delle regioni più belle dell'India: il Kashmir, dopo una visita a Srinigar si partirà per il nostro trekking nella regione himalayana del Litterwat.

2° Giorno - Srinagar

Con un volo aereo arriviamo nella leggendaria città di Srinagar .
Traffico intenso, clima più fresco siamo a 1700 m. sul livello del mare.
Il centro storico è ricco di negozi con lane colorate e spezie che profumano l'aria, lecase sono costruite in modo singolare il piano inferiore in pietra e il superiore in legno, noto con tristezza che molte sono abbandonate e stanno subendo un lento degrado.
Visitiamo anche i magnifici giardini Moghul, ricchi di piante secolari e fontane d'acqua, riconosco lo stile dell'architetto dell'imperatore Moghul Shah Jahan.
Ma l'attrazione principale è costituito dai suoi laghi: il più famoso Dal.
Il paesaggio si presenta più verde e il clima meno caldo umido, ma la sorpresa più eclatante è stata la vista della nostra abitazione, una barca nel lago Dal, un tempo data agli inglesi perché non possedessero proprietà a terra.
L' interno è in stile coloniale, tutto in legno intarsiato e nell'aria c'è odore di cera d'api, l' atmosfera è di altri tempi.....
Vi è anche a poppa un terrazzino romantico che si affaccia nel lago Dal contornato da altre case-barche da mille e una notte...
La sera sul lago c'è un silenzio pieno di luci, odori, immagini riflesse di un passato lontano, ci lasciamo affascinare....
si avvicina e ci offre dei fiori di loto , simbolo di bellezza e di perfezione dell'India.

3° Giorno - Gulmarg

Il giorno dopo partiamo per una località famosa Gulmarg, saliamo in auto fino a una altezza di 2700 m. il paesaggio è alpino con alte conifere e grandi alpeggi, di negativo vi è il villaggio turistico costruito di lamiere senza un ordine preciso, che contrasta nettamente con la bellezza del luogo. Ci sono anche decine di cavalli che si possono affittare per fare escursioni.
Strano paesaggio himalayano, verdissimo e alpino rispetto al desertico e impervio vicino Zanskar.

4° Giorno - Pahalgam

Il giorno dopo partiamo per Pahalgam 2200m. punto di partenza per il trekking.
La strada si sviluppa lungo il fiume Jehiumrver, i paesi si susseguono ed è affascinante vedere gli abitanti del posto con abiti Kashmiri, le donne vestono con il velo e alcune con il burqa la carnagione è chiara.
Il commercio è l'attività prevalente, si vende di tutto scarpe, gomme, auto, frutta, verdura. I negozi sono piccoli stanze fatte con materiali poveri, l'aria è carica di polvere dal movimento delle persone e il traffico intenso.
Tutto sembra apparentemente che sia disposto a caso, ma sicuramente vi è un ordine dettato dalle esigenze del villaggio.
Le moschee sono sempre presenti e ogni tanto si sente la voce del muezzin.
Non si finirebbe mai di osservare, come in un film, la diversità nel vestire, nel parlare, anche la fisionomia porta dentro di me un inquietudine, ma nello stesso tempo mi annienta la terribile monotonia del quotidiano rassicurante del mio paese.
La diversità è secondo me il sale della vita, elemento essenziale per non morire dentro.
Dopo tre ore di viaggio arriviamo a Pahalgam, piove....il luogo è veramente bello di un verde intenso, alte montagne lo sovrastano, un torrente lo attraversa, il tempo è grigio e piove, andiamo in albergo.
Oggi non piove, il tempo non è bello, la guida ci prenota dei cavalli per farci visitare i dintorni. Montiamo in sella e ci avviamo in un sentiero di montagna, saliamo e fra prati alpini e boschi di conifere, dopo vari passaggi arriviamo in quota in un alpeggio vastissimo circondato da alte montagne.
E' un paesaggio dell' Himalaya a me conosciuto.
Visitiamo l'alpeggio, e ritorniamo giù con il mezzo più ecologico che ci sia.

5° Giorno - Inizio Trekking Aru

La mattina dopo partiamo per il trekking da un paese di nome Aru a 2400 m.
I portatori ci stavano aspettando con i cavalli per il trasporto dei materiali occorrenti per i 12 giorni di trekking.
Con noi ci sono Penba la nostra guida e 13 persone addette al trasporto materiali alla cucina, supportati da 9 cavalli.
Il tratto è in salita poi diventa più leggero non credevo che il luogo fosse cosi paradisiaco, ma soprattutto mi ha meravigliato il fatto che non fosse affatto turistico, l' uniche persone che incontriamo sono donne , uomini e bambini, che vivono in delle malghe primitive fatte di tronchi di albero e fango con il tetto ricoperto di zolle di erba.
Seguiamo in salita il torrente Litte, l'acqua cristallina scorre veloce e a tratti tumultuosa.
Alpeggi, splendidi boschi di conifere secolari, alte cime in una sequenza infinita.
Lungo le rive del torrente si intravedono case di pastori, intorno pecore dalla famosa lana e mucche al pascolo.
Arriviamo al primo campo vicino al fiume in un bellissimo alpeggio a 2700 m.
Luogo dove la vista si bea per la bellezza infinita, e si, non c'è dubbio se un paradiso esiste deve somigliarli molto.
I portatori approntano il campo per la notte con estrema efficienza e il cuoco incomincia a inondarci di buoni profumi.

6° Giorno - Acclimatazione

Il giorno dopo breve tappa di acclimatazione e riposo. Di mattina presto dopo colazione partiamo, la tappa sarà lunga e faticosa dobbiamo raggiungere un ghiacciaio.
Il sole ci accompagna, il torrente ci offre una serie di cascate meravigliose, villaggi si susseguono, affrontiamo morene, la cime imponenti si stagliano in un cielo di un blu talmente intenso da sembrare nero,marmotte senza paura si scaldano al sole, i fiori di colori intensi brillano nel verde dei prati o nelle grigie pietraie, le aquile aiutate dalle correnti ascensionali calde volano in cerca di prede.
Noi affascinati dal tutto saliamo e quasi non ci accorgiamo della difficoltà di respirazione siamo oltre i 3000 m. e l'aria diventa "sottile".
Arriviamo al ghiaccio, imponente manifestazione della natura e fonte di vita per tutta la valle, ci fermiamo in un punto panoramico e ascoltiamo più che con gli occhi con il cuore, vento leggero caldo, gorgheggi di acqua, echi lontani di animali e poi il silenzio che riempie tutti gli spazi.
Ripartiamo dobbiamo rifare il percorso a ritroso è lungo e faticoso, ma l'armonia della natura ci dà nuove forze e speranze, ci accorgiamo però la guida Pemba non sta bene e procede lentamente.
Arriviamo al campo esausti ma soddisfatti.

7° Giorno - Lago Marsar

Il giorno dopo cambiamo valle e facciamo una tappa di avvicinamento per arrivare al lago Marsar 3400 m. , dobbiamo attraversare vari torrenti di cui uno impetuoso....
Al campo piove....

8° Giorno - Acclimatazione Lago Marsar

E piove anche il giorno dopo, programmato al riposo e acclimatazione, dobbiamo stare in tenda e mi dedico alla lettura, mi affaccio fuori le nubi ci avvolgono.
Non sembra più il paesaggio di ieri è cupo e il lago è di un grigio cenere.

9° Giorno - Passo 4000 metri

La mattina dopo il tempo si presenta accettabile dobbiamo raggiungere un passo alto 4000 metri.
Saliamo con fatica, il lago si allontana e si presenta in tutta la sua bellezza, arriviamo al passo in un atmosfera surreale, mi dà l'impressione di essere oltre il tempo e la mia persona cessa di essere un entità per confluire nel paesaggio himalayano, sono sole , acqua, pascoli , luce...
E' giunta l'ora di scendere nella valle verdissima, le marmotte ci accompagnano con i loro fischi arriviamo al campo in un immenso alpeggio fra cielo e acqua che scorre copiosa, i fiori macchiano il tutto di colori vivaci.

10° Giorno - Pharao

Il giorno dopo riprendiamo il nostro cammino, cime gigantesche ci sovrastano, al culmine della valle scendiamo, verso un villaggio Pharao a 3500 m.
Le case sono abitate solo nel periodo estivo, i pastori Kashmiri portano tutta la famiglia e tutti partecipano al lavoro con gli animali, pecore, capre, cavalli, ecc. Ho potuto vedere anche la tosatura delle pecore che producono la famosa lana. Sono vestiti in modo tradizionale, camicia lunga pantaloni larghi e cappello di stoffa.
Si vede che queste valli non sono molto frequentate da trekker stranieri perché dove arriviamo ci guardano incuriositi.
Dalla tenda intravedo le capanne e li vi è un uomo anziano fermo con una coperta sulle spalle, il volto è scuro e fortemente scavato dal tempo, il suo sguardo è perso nei pascoli verdi... chissà cosa vedranno i suoi occhi che hanno vissuto una vita tanto diversa dalla mia.

11° Giorno

Ultimo giorno di trekking percorriamo prati immensi, montagne immense discariche di massi ci rammentano che anche l' Himalaya con la sua mastodontica forza, piano piano, masso per masso cadrà giù e sparirà per risollevarsi chissà dove.
Arriviamo dopo una lunga discesa nei pressi di Palgram, piantiamo l'ultimo campo le genti del posto vengono a vederci, come se si provenisse da un altro mondo, e forse è proprio cosi.....

Il pino himalayano ci guarda e gocciola di pioggia, dietro, le montagne si fanno accarezzare da leggere nebbie.....

Riccardo Paoli

Racconti di viaggio: Benvenuto
Ladakh Rajasthan e Uttar Pradesh 2007 22

Ladakh 2016 India (Trekking Nubra Valley)

opo un lungo volo aereo siamo arrivati nella capitale del Ladakh (Leh) per affrontare un trekking nella meravigliosa Nubra Valley.
Siamo sei membri:Riccardo Betty, Claudia, Luciano, Fabio, ed io.
Scendiamo dall'aereo e con il pulmino dell'agenzia Rimo Exspedicion raggiungiamo l'albergo.
Siamo già a quota 3450 m. di altitudine gli effetti si fanno subito sentire mentre affrontiamo le scale dell'albergo, fiato corto testa pesante e la concentrazione è difficile quindi faremo un po' di acclimatazione.
Usciamo per una breve passeggiata per le vie di Leh, è la terza volta che visito la città nel corso di vari anni e poco è cambiato il caos è tipico dei paesi asiatici, macchine che suonano per farsi largo nel groviglio del traffico, persone che si muovono indaffarate, ma il tutto produce una sensazione affascinante….
E' un crogiolo di colori, odori, suoni…
E tu ne sei travolto come in un sogno….
Lhe è una città antica con i suoi templi buddisti, le stradine strette e piene di bancarelle, le case di tipo tibetano e i cortili con i suo albicocchi dove si svolgono le maggiori mansioni familiari.
Come tutte le città himalaiane vi è l'ambizione di modernizzarsi ma il risultato non sempre risulta gradevole a causa della povertà e mancanza di risorse, la bellezza del Piccolo Tibet viene purtroppo deturpata e impoverita.
Il giorno dopo facciamo visita ad un imponente bianco stupa(Shanti Stupa) situato in una splendida posizione dove si può ammirare tutta la valle di Leh e i monti circostanti, spicca la fortezza che domina la città somigliante a un piccolo Potala.
La mattina dopo partiamo in macchina per raggiungere il punto di partenza del nostro trekking nella Nubra Valley, percorriamo una strada famosa per essere la più alta del mondo e giungiamo quindi al passo Khardngla 5602 m. che conduce verso la Nubra Valley.
Foto di rito a cartello poi ci avviamo a piedi verso una piccola cima, dove vi erano centinaia di bandierine di preghiera e una splendida vista…
Ripartiamo verso Sumur.
I tornanti sono tanti, difficile il passaggio di due auto, l'ambiente è vasto e sormontato da montagne di terra colorate da i vari minerali di cui sono composti.
Nel fondo della valle scorre il fiume Nubra marrone e veloce contornato da pioppi e salici, più su in alto rari villaggi antichi, oasi di verde e di umanità in un infinito spazio arido di rocce e sassi.
Si capisce che l'uomo deve aver durato una fatica immensa per ritagliarsi una piccola fetta di vita in questo luogo affascinante ma estremamente ostile…
Arriviamo a Samur piccolo villaggio di pastori-contadini vicino alle rive del Nubra, prendiamo possesso delle nostre camere dopo sei ore di viaggio breve riposino.
Poi partenza per il monastero buddista del villaggio, si presenta coloratissimo anche se non nuovo si fa risalire a circa 180 anni fa, visitiamo le sale interne di preghiere affrescate con simboli e storie buddiste, ma per noi aimè sconosciute.
Vi dimorano varie statue dorate di Buddha con il tipico sorriso e posizioni rituali, tamburi, cimbali, trombe pronte per mettersi in bella mostra nelle cerimonie chiassose e in apparenza senza armonia.
Vari monaci gironzolano negli spazi aperti da dove si ha una splendida vista sulla valle e sui monti, mi chiedo come sia la loro vita in questi luoghi selvaggi e remoti…
Mi avvicino alle loro case un monaco sta riempiendo un secchio d'acqua con fare calmo e misurato la sua tonaca vinaccia e il capo rasato gli conferisce una dimensione di santità come se ogni gesto anche il più banale fosse importante e soprattutto irripetibile, immagino anche la stanza fatta di poche cose un letto, una sedia, uno scrittoio, una cassa per i vestiti e qualche immagine sacra, poche cose per non appesantire la vita….

La visione scarsa ha i dubbi della volpe: più si affretta, più avanza lentamene.

Partiamo da Sumur la mattina presto verso il monastero Diskit arroccato su una roccia a 3158 m. ci appare come una fortezza con vari volumi uno sopra all'altro ma la caratteristica più importante è un'enorme statua del Buddha del futuro Maitrea che domina tutta la valle…
Arriviamo a Hundar3170m. punto di partenza del nostro trekking, incontriamo i tre nepalesi che ci accompagneranno nel nostro viaggio.
S'inizia percorrendo il torrente impetuoso Hundar dentro la sua gola, man mano che ci addentriamo il paesaggio si fa sempre più impressionante le pareti che ci sovrastano sono molto alte composte di conglomerato depositato nel corso delle migliaia di anni, su una parete rocciosa ho intravisto delle grotte rifugio di eremiti con un piccolo stupa e bandierine di preghiera, cerco di immedesimarmi come starei io in quella situazione con nulla intorno nella più completa solitudine, quanti pensieri, quante immagini, quante sensazioni, forse anche il gradevole abbandono della dimensione alla quale siamo abituati per entrare in mondo sconosciuto privo di tempo, di materia, d'identità tutte le certezze trasformate in vapore e si diventa il tutto: quello che ci circonda sole, acqua, aria, terra, in un delirio infinito….
Questo luogo è perfetto per questo viaggio nel profondo dell'animo umano.
Ci accampiamo per la notte vicino a un torrente di acque chiare...

Sogni, illusioni e vuote fantasticherie - perché affaticarsi ad afferrarli?

Si parte di mattina presto dobbiamo addentrarci ancora di più nella valle.
Lungo il cammino incontriamo due villaggi isolati, le abitazioni sono tipiche con tetti piatti un piano verniciati a calce, i campi sono coltivati a orzo, qua e la s'intravedono animali al pascolo, la giornata è splendida il paesaggio offre allo spettatore una bellezza armonica fra uomo e natura, delle donne con il suo abbigliamento tradizionale stanno tostando semi di orzo forse per produrre un liquore locale, i pochi abitanti sembrano felici anche senza strade, centri commerciali, televisori ecc. incredibile!
Arriviamo a un delicato prato verde vicino al torrente, dove monteremo le tende per la notte, di fronte a noi un altro villaggio, vicino vi è una traccia di modernità una piccola centrale fotovoltaica, vedo muoversi una contadina che si avvicina alle sue mucche al pascolo, si siede in mezzo e parla a loro poi con calma le conduce al villaggio nella sua stalla…
Arriviamo al campo a 4600 m. qui faremo un giorno di acclimatazione e il luogo è incantevole: un anfiteatro con vista su montagne e ghiacciai un torrente scorre dolcemente.
La mattina seguente risaliamo verso i 4800 m. il tempo non c'è amico, pioggerella e vento freddo e tutti incappucciati arriviamo a un laghetto, la vegetazione è composta in prevalenza di assenzio che ci inonda del suo profumo, macchie di colori di genziane e sassifraghe forti e resistenti a questo clima estremo, ci sono anche molte tane di marmotte.
Rientriamo, il cibo è pronto lo gustiamo e poi in tenda dentro il sacco a pelo al calduccio…
Il viaggio continua si susseguono i campi e le emozioni, le marmotte curiose ci guardano, le arvicole delle nevi scappano veloci al nostro passaggio, risaliamo torrenti cristallini alimentati da antichi ghiacciai…
Giungiamo al penultimo campo 5000m. il freddo si fa sentire siamo emozionati domani raggiungeremo il passo Lasermola Pass 5400 m. Mattina ore 4.30 colazione e via la salita è impegnativa continuiamo manca il respiro e l'affanno è sempre con noi.
Finito le rocce incomincia un vasto nevaio-ghiacciaio è accecante e ripido, si sale ognuno con i suoi pensieri la testa pulsa, il fiato è corto le gambe vorrebbero fermarsi, ma si va avanti dobbiamo raggiungere la meta prefissata, non serve a nessuno è una cosa inutile ma ci fa sentire vivi, presenti in questo paesaggio di una bellezza selvaggia e primordiale…
Finalmente arriviamo al passo ci abbracciamo, sorridiamo, siamo felici, improvvisiamo un ballo con le nostre guide nepalesi, stendiamo le bandierine di preghiera, un ultimo sguardo a vasto panorama Himalayano.
Sorpresa! vedo vicino a me le impronte del magnifico e leggendario leopardo delle nevi…
Ora scendiamo giù per il prossimo campo…
Grazie ai nostri accompagnatori guide, cuochi, cavallai, siamo riusciti nella nostra piccola impresa.
Un elogio particolare va agli uomini che ci hanno accompagnato, gente forte generosa ma umile che lavorano nell'ombra e ci fanno credere che l'impresa sia nostra ma i veri protagonisti sono loro…
Che il vostro Dio protegga voi e le vostre famiglie.
Un grazie anche a Giada Dell' agenzia di viaggio Guide Star Mountain che ci ha supportato con la sua ormai collaudata esperienza e efficienza.
http://www.guidestarmountain.com/

Riccardo Paoli

Racconti di viaggio: Benvenuto
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Tibet

La mia passione per le alte montagne mi porta a frequentare spesso la mitica Asia con tutte le sue contraddizioni e i forti colori.
Una meta da me desiderata per la sua bellezza e per il suo popolo è il Tibet.
Decidiamo dunque io e Betty di partire.
Il programma è di raggiungere il Nepal in aereo e da lì sempre in aereo Lhasa, per poi scendere in auto nuovamente in Nepal.

Il primo giorno
L'aereo atterra ad una quota di 4000 metri e già questo rappresenta un eccezione, scendendo durante i controlli doganali avvertiamo gli effetti dell'alta quota, dobbiamo muoversi con cautela e aspettare di abituarsi un po'................
Poi si parte per Lhasa centro e cuore del buddismo tibetano.
I Cinesi hanno trasformato il grande luogo di culto in una città moderna, ma la vista del Potala Monastero sede del Dalai Lama (ora in esilio) sembra voler annullare con la sua architettura, permeato da secoli di immensa spiritualità, il forte impatto materiale voluto dalla politica cinese.
Anche il contrasto fra le genti che la popolano è forte, chi veste all'occidentale e chi come i pellegrini ancora nei loro abiti tradizionali vagano alla ricerca di luoghi sacri per recitare antiche preghiere................
Il secondo giorno
Visitiamo il monastero di Jokhang, nei dintorni di Lhasa: esso si sviluppa in una grande piazza, dove si snodano dei vicoli pieni di mercanzie di vario genere ed l'unico luogo della città dove possiamo vedere le antiche case di Lhasa.
Centinaia di Tibetani vestiti in modo tradizionale pregano prostrandosi per ore davanti al monastero recitando mantra.
Osserviamo con meraviglia il fervore di questa gente, capiamo che nonostante la situazione politica, sociale ed economica tutto è vivo.
La leggendaria spiritualità di questa gente è presente e fortemente radicata nel popolo Tibetano.
Come affascinati ci uniamo a loro nel giro sacro intorno al monastero, la calca di persone è tale che assume l'aspetto di un fiume che scorre e noi ne siamo trascinati dentro, questo ci dà un senso di appartenenza che trascende la razza........
Terzo giorno
La mattina presto ci alziamo per visitare il mitico Potala.
Fa freddo siamo in pieno inverno ma il sole splende e il cielo è di un azzurro intenso, come solo a queste altezze lo si può vedere.
Ci avviamo a piedi verso il monastero più famoso del mondo, residenza del Dalai Lama capo spirituale del buddismo tibetano (cacciato in esilio dai cinesi).
Il luogo è un bellissimo edificio situato nella parte più alta di Lhasa ed ha al suo interno più di mille stanze.
Entriamo, i tesori che sono al suo interno sono bellissimi e raccontano la storia del buddismo e le sue gesta. Tutto è nella penombra rischiarato solo da poche lampade e dai moltissimi lumini alimentati da burro di yak, ma la luce che illumina il Potala non è solare ma estremamente spirituale e noi pellegrini di altri luoghi la percepiamo e abbagliati la porteremo dentro di noi per sempre.
Quarto giorno
Ci avviamo nella fresca mattina verso il mitico monastero di Sera, cinque chilometri a nord di Lhasa, sempre addossato a una parete della montagna.
Centro importante della cultura Gelug, sede importante di una antica e preziosa statua del Budda Sakiamuni del XV secolo.
Nei vari edifici siamo travolti e affascinati dai molteplici affreschi che narrano la storia dei vari personaggi che hanno fatto la storia del buddismo in Tibet e vengono venerati come santi.
Vi sono anche dei giganteschi sarcofagi che accolgono famosi lama del monastero,anche se per mancanza di legna e per un credo religioso i cadaveri vengono tagliati in piccoli pezzetti e dati da mangiare agli avvoltoi.
Quinto giorno
Incominciamo il viaggio che ci porterà a tappe nuovamente in Nepal. La meta per oggi è Gyantse, viene denominata la via "dei tre passi" poiché supera, nell' ordine, il passo del Kamba la (4794 m) quello del Karo la (5010 m) e, infine, quello del Simi la (4500 m)
Superato senza difficoltà il primo passo, arriviamo al lago Yamdrok Tso.
Questo lago è sacro ai Tibetani che credono sia la dimora delle divinità irate.
Incontriamo numerosi piccoli villaggi, le case sono con i tetti piani costruite con sassi e terra nella più stretta osservanza delle tradizioni.
Nei muri di cinta spicca il colore scuro delle formelle di sterco di yak messe a seccare al sole, visto che è l'unico combustibile reperibile nella zona.
Il paesaggio è veramente imponente per la sua vastità, e mi ricorda la Patagonia, se non fosse che siamo a 4500 m. e intorno si intravedono le montagne Himalaiane.
Riprendiamo il viaggio e dopo alcune ore arriviamo al famoso passo Karo la 5015m.
Scendiamo dall'auto per ammirare il paesaggio, il vento è forte e pungente, la vista è magnifica, identifichiamo i ghiacciai che si innalzano sopra di noi : Nanga Quing, Tangla e il Nanga Qying Kagsa, ci rendiamo conto della forza della natura che qui si manifesta con tutto il suo splendore.
Al passo sventolano, come consuetudine, appese a delle corde centinaia di bandierine di vari colori con stampate delle preghiere.
Vengono chiamate rlung-la o cavalli del vento, i colori sono: giallo, rosso, verde e blu rappresentano rispettivamente i quattro elementi terra, fuoco, acqua e aria, dove vi è rappresentato il " mitico cavallo del vento" che porta sulla sella un gioiello capace di esaudire i desideri e trasportare le preghiere.
Raggiungiamo l'ultimo passo a quota 4330m entriamo nella storica Gyantse, crocevia importante per il commercio con il Sikkim (India).
La città un tempo esprimeva tutta la tipicità architettonica e culturale del popolo tibetano, dopo l'avvento dei Cinesi sono stati abbattuti gli edifici storici per costruire al loro posto la cosiddetta "città moderna".
Per fortuna è rimasto il grande complesso architettonico del monastero di Pelkor Chode e dello stupa Kumbum attorno al quale sorgono le imponenti mura per difenderlo militarmente.
Il monastero è di dimensioni vaste, e i tesori all' interno sono numerosissimi, ma quello che colpisce di più è lo stupa Kumbum unico nel mondo.
Questo grande edificio, realizzato nel 1440, è costruito con la forma di un mandala a 108 facce ed è composto da 112 cappelle riccamente affrescate aperte ai fedeli.
Salendo all' ultima cappella si può vedere tutta la città di Gyantse, il contrasto fra il nuovo e il vecchio è ancora più' evidente e si pone nella mente un quesito se è possibile che l'uno non escluda l'altro.
Sesto giorno
Partiamo per Shigatse, arriviamo nel primo pomeriggio, la città non presenta alcun interesse: case tutte uguali volute dai nuovi amministratori cinesi.
Di grande interesse invece è il grande complesso monastico di Tashi Lumpo, questo monastero è uno dei pochi a non aver subito alcun danneggiamento durante la rivoluzione culturale e si presenta ancora oggi nel suo antico splendore.
E' stato fondato nel 1447 dal Primo Dalai Lama.
Bellissima la statua del Budda del Futuro alta 26 metri, ed è situata nel tempio di Maitreya, realizzata nel 1914 utilizzando circa cento tonnellate di rame e ottone, trecento chili d'oro e innumerevoli pietre preziose; la ricca cappella contiene circa mille splendidi affreschi raffiguranti Maitreya.
Anche qui migliaia di pellegrini arrivati anche da molto lontano, offrono burro di yak, denaro e altre piccole offerte.
Settimo giorno
Riprendiamo il viaggio in una limpida giornata, ma tira un vento molto forte tanto da alzare mulinelli di polvere che danzano follemente nell' arida steppa tibetana.
La strada da asfaltata si fa adesso sterrata, ci innalziamo fino a superare il passo più alto di tutto il viaggio, Pang La 5150.
Il paesaggio si fa sempre più selvaggio e severo, vediamo già in lontananza la nera piramide dell' Everest (Chomolangma in tibetano).
Arriviamo al campo base dell'Everest 5050 m, dopo aver forato le gomme dell' auto due volte al famoso monastero di Rongbuk, il vento soffia fortissimo, da lì possiamo ammirare alcune fra le montagne più alte del mondo: il Makalu (8463m), l' Everest (8848m), Pumori (7161m), il Gyachung (7952m) e infine il Cho Oyu (8201m).
Cerco di visitare il monastero anche se riesco a stare in piedi a stento a causa del forte vento, mi domando come in un ambiente bellissimo ma assolutamente inospitale si possa vivere, e nel frattempo un monaco vestito con abiti del loro tipico colore rosso, esce da una casetta con un contenitore, osservo incuriosito e scopro che va a prendere l'acqua nel torrente gelato.
Si muove tranquillo incurante del freddo e del vento, tornando si avvicina a me e mi sorride, è come se avesse risposto alla mia domanda, nella sua semplice vita fatta di poche cose, in un luogo del mondo dove chi ha occhi per guardare trova spazi infiniti mai esplorati, ha trovato la felicità.
Il viaggio continua ma toccando luoghi anonimi, siamo ormai vicini al confine con il Nepal............. "

.......nelle deserte pietraie dei monti troverai uno strano mercato: vi puoi barattare il vortice della vita con una beatitudine senza confini."
Milarepa

Riccardo Paoli

Racconti di viaggio: Benvenuto
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Indonesia-Bali-Lombok-isole da sogno

Bali, quanti sogni ha evocato nell'uomo indaffarato nella vita quotidiana, il pensiero evoca paradisi terrestri fatti di mare, sole, palme, immense spiagge, cibo esotico, volti sorridenti, tempo a misura di uomo.
Io e la mia compagna Betty ci siamo.
Viviamo il sogno e devo dire che molti stereotipi sono veri, l'isola offre veramente molte cose di cui ci s'immagina. Naturalmente in un mondo dove tutto si commercializza, il costo è abbastanza elevato dei luoghi e degli alberghi che si frequenta.
Noi ci siamo sistemati in un bellissimo albergo sul mare, con tutto ciò che serve per fare la bella vita…
Quello che mi ha colpito di più sono le persone del posto hanno con sé sempre un saluto e un sorriso… da noi salutare sembra quasi diventato un insulto…
Il clima è veramente ideale in questa stagione non fa particolarmente caldo insomma si sta veramente bene.
Le sere profumano di fiori e quasi sempre un vento caldo che sembra ti voglia accarezzare e t'invita a perderti nella dolcezza infinita della notte tropicale…i colori del mare vanno dall'azzurro intenso al turchese, al verde chiaro, solo a queste latitudini si può godere di colori cosi brillanti, le onde si infrangono violentemente sulla barriera corallina, la spiaggia è bordata da alte palme che vengono mosse dal vento in uno sfondo di cielo color cobalto.
Gli uccelli si armonizzano con il vento e le onde dell'oceano.
Le dimensioni dell'uomo possono assumere vari aspetti dipende da noi e dai luoghi che frequentiamo, siamo come diapason che vibriamo a seconda di quello che facciamo. Qui la vibrazione è quella giusta se sappiamo seguire il suono…
La mattina mi alzo e vado a correre lungo il mare e sento che il mio corpo risponde bene, la mente grazie agli occhi che osservano il meraviglioso paesaggio si esalta, produce forti emozioni mi sembra di vivere un sogno e non vorrei finisse mai.
Penso che si potrebbe vivere in qualsiasi luogo se l'uomo a causa della sua deformazione non sciupasse sempre tutto.
Vicino all'albergo vi è un 'alta scogliera dove si produce un fenomeno molto suggestivo, le onde si infrangono violentemente e si incanalano in delle fessure producendo degli alte schizzi come nei geyser, come se l'oceano volesse unirsi al cielo.
Che forza la natura, noi uomini presuntuosi crediamo di poterla dominare ma se volesse, ci potrebbe spazzare via come foglie al vento.

UBUDU
Siamo partiti per un breve tour per Ubudu, dove ancora la tradizione contadina resiste all'impatto della globalizzazione e la natura della foresta equatoriale ricorda quando l'uomo ne sentiva la sua potenza e la rispettava con una serie di riti propiziatori che in parte si sono integrati con la religione indù.
Le risaie sono di una bellezza pittorica e si, l'uomo quel cosiddetto semplice ha saputo con il suo amore del territorio modellarlo come se stesse dipingendo un quadro e i pennelli erano e sono tuttora i suoi attrezzi agricoli.
M'immagino che tutti i giorni gli uomini con il loro sapere contadino tramandato da millenni accudiscono e abbelliscono il suo campo come se fosse un figlio e la loro soddisfazione è produrre cibo senza rapinare o violentare la terra.
Le palme, gli alberi di tek fanno da cornice al tutto, persino le capanne di paglia e fango, fanno si che chi guarda venga affascinato da tanta bellezza.
Abbiamo visitato alcuni templi indù, devo dire che sono diversi da quelli indiani o nepalesi, vi sono varie immagini che rievocano l'antica religione animista.
Ci siamo poi recati alla giungla delle scimmie (Macachi) la vista di questa vegetazione cosi potente fa veramente impressione qui si può capire quanta forza possiede la natura soprattutto qui in questo clima tropicale.
Ci sono tantissime scimmie, e a osservarle possiamo vedere quanto ci somigliano nel loro modo di vivere, nuclei familiari dove le mamme allattano i loro piccoli abbracciandoli, opportunisti che cercano di portare via il cibo ai turisti e come l'uomo non possono mancare litigi con urla e morsi.
A pranzo ci siamo fermati in un ristorante balinese, con vista su una risaia e quello che mi ha colpito sono stati numerosissimi aquiloni alti nel cielo… E' si i balinesi amano far volare questi oggetti e per loro è una vera passione…

LOMBOK - ISOLE DI GILI
Dall'isola di Lombok siamo partiti con una barca tipo catamarano colorata con colori sgargianti come si usa qui, il mare è di un azzurro intenso, ci siamo avvicinati a una piccolissima isola fatta di corallo e sabbia bianchissima nel mezzo solo qualche palma e arbusti.
Poi siamo sbarcati in un'isola più grande li abbiamo indossato maschera e pinne e giù sotto il mare, tanti pesci attratti dal cibo che ci siamo portati ci vengono incontro, sono pesci della barriera corallina e sono coloratissimi, tanti tutti vicinissimi uno spettacolo indimenticabile…
Visitiamo l'isola e troviamo una spiaggia bellissima incontaminata ti fa girare la testa come se si fosse avuto una visione, ma no è realtà, mi rendo conto di quante occasioni la terra ci offre per godere della sua bellezza infinita…
Ma perché invece di viverci in armonia, la distruggiamo e con essa noi stessi? Forse la risposta non dobbiamo cercarla negli altri ma in noi stessi.
Estasiati torniamo alla barca, che ci condurrà a un'altra isola dove pranzeremo, ed infatti in una capanna ci offrono del pesce appena pescato cotto alla brace, che risulterà ottimo.
Dopo pranzo ci avventuriamo a esplorare l'isola, ci sono varie capanne di pescatori e mi immagino di vivere come loro, quanto diversa sarebbe la vita… Isolati a contatto tutti i giorni con questo mare, cielo, vento, solo con un paio di pantaloncini e una maglietta e tanto tempo per pensare a noi stessi e a quello che è veramente essenziale per noi.
Torniamo solcando le onde di questo immenso mare con la nostra piccola barca e fragile vita, contenti che ancora ci sia qualcosa che riempi l'anima

Riccardo Paoli

Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato.


Edgar Allan Poe

Racconti di viaggio: Chi siamo
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Sri Lanka "paradiso riconquistato"

Finalmente dopo varie rinunce nel corso degli anni decidiamo io e Betty di partire per lo Sry Lanka, in questa bellissima isola a forma di lacrima in mezzo all'Oceano Indiano.
Purtroppo per tanti anni si è svolta una terribile guerra tra il popolo dei Tamil introdotto dall' India dai colonizzatori inglesi per farlo lavorare nelle piantagioni e il popolo dei Cingalesi abitante dell'isola.
Strana cosa nella mitica terra del Buddha........... Ma si sa l'uomo travolge tutti i significati più nobili per renderli pericolosi e meschini.
Comunque adesso dopo la sconfitta dei Tamil le cose sono abbastanza tranquille, anche se il problema rimane, e l'isola può essere visitata e ammirata nella sua splendida e rigogliosa natura tropicale, ricchissima di siti archeologici immersi nella giungla che fa aumentare il fascino della scoperta, grotte fantastiche con statue e dipinti di immenso valore e un mare ancora incontaminato dove l'uomo ancora come mille anni fa pesca con il ritmo del canto.
Le genti che popolano questa isola sono gentili e cordiali e ormai anche essi influenzati dalla cultura occidentale, ma non per questo hanno abbandonato la loro cultura antichissima.
Arriviamo a COLOMBO, dopo le consuete prassi all'aeroporto usciamo, è notte, ed un odore umido tipico dei tropici ci accoglie con tutti i suoi odori e le sue promesse........
La mattina dopo partiamo per visitare NUWARA ELIYA tipica zona dove si produce il famoso tè.
In macchina percorriamo le strade della capitale, il teatro delle cose, negozi di tutti tipi e generi, ubicati in edifici che somigliano a bunker e dove un uomo per forza di cose deve stare a sedere , eppure ci si adatta e ci lavora per ore e ore............
Il traffico è intenso e i clacson suonano in continuazione in un concerto ossessivo, le persone a piedi sono numerosissime e si muovono veloci occupate ognuno a svolgere il proprio lavoro , sembra in apparenza che tutto si svolga a caso e senza ordine ma in realtà tutto è al suo posto, la vita si svolge come se fosse l'ultimo giorno e va vissuta con energia e vitalità e con un po' di umiltà come insegna la loro religione.
Io e Betty osserviamo affascinati e ci chiediamo come mai noi abbiamo perso questo aspetto della vita, rinchiudendosi in un mondo fatto di rapporti superficiali e viviamo sempre pensando al domani, rischiando di non vivere il presente.
La povertà dovuta soprattutto alla rincorsa, persa in partenza, nei confronti dell' occidente è diffusa ma nonostante tutto non hanno perso il sorriso.
Continuiamo a viaggiare con la nostra guida Mario, che ha vissuto in Italia per tanti anni, in dedali di strade con un traffico assurdo.
Poi allontanandosi da Colombo incominciamo a salire su per le colline della regione di NUWARA ELIYA il cuore collinare dello Sry Lanka , il tempo non è molto bello piove.....
La località è famosa per la coltivazione del tè, siamo contornati da una miriadi di siepi e le donne Tamil raccolgono il tè introducendolo in una cesta dietro le spalle, osservandole noto che questa razza rispetto ai Cingalesi è più scura e i tratti somatici più marcati.
Il lavoro si presenta piuttosto faticoso e mal pagato mi dicono 3 euro al giorno.
Penso quanto sia distante il piacere di sorseggiare la nostra tazza di tè e l' estrema fatica e forse disperazione di chi, in un altro mondo, lo raccoglie.
Penso anche che molti altri oggetti, o cibi da noi comprati con estrema spensieratezza , siano frutto di sfruttamento umano.
Tutto questo però nei miei pensieri viene attenuato da un ambiente esotico di estrema bellezza.
Vi sono cascate di mirabile bellezza che impetuosamente e con fragore si gettano nel fiume, ma ahimè Mario mi informa che presto spariranno per la costruzione di una diga che produrrà elettricità.
E il frutto di migliaia di anni di madre natura verrà cancellato in pochi anni dall'uomo.
Le colline coltivate si alternano a zone di vegetazione equatoriale con nebbie che avvolgono il tutto creando un atmosfera di magia.
Ogni tanto si intravedono piccoli e poveri villaggi fatti di materiali del posto, fango, legno, paglia.
Gli abitanti si muovono indaffarati nei campi con gesti e attrezzi antichi come l'uomo. Arriviamo al centro di Nuwara, la cittadina si presenta come gli inglesi nel periodo coloniale l'hanno costruita , graziosi cottage e ville in stile.
Il giorno dopo partiamo per KANDY, città importante per la sua storia e patrimonio dell' UNESCO.
La città è caotica come tutte le città asiatiche vi sono diverse attrattive da visitare: i giardini botanici di Peradeniya che accolgono migliaia di specie esotiche, il tempio dove viene conservata la reliquia del dente del Buddha e residenza reale. Un orfanotrofio per elefanti tipici di questi luoghi.
Naturalmente da buoni turisti gli abbiamo visitati tutti , ma la cosa che maggiormente mi ha colpito è stata la vista di una barca nel fiume fatta di un tronco di legno scavato nel suo interno, dentro vi era un uomo che tranquillamente navigava in questo fiume contornato da palme e altra vegetazione tropicale, poi è approdato verso un umile capanna.........
Partiamo per HABARANA punto nodale per l 'escursioni ecologiche a dorso di elefante nei parchi nazionali, da li facciamo base per andare a visitare SIGIRIYA, Montagna del Leone, piattaforma rocciosa di origine vulcanica e luogo storico legato a nomi di re e sacerdoti, è anche un sito artistico le cui pareti a perpendicolo sono affrescate con dipinti stupendi.
Questo luogo assolse funzioni regali e militari durante il regno di Kassapa 477-495 d.C.
Sulla sommità vi sono dei ruderi che testimoniano un antico palazzo, da qui si può godere di una magnifica vista della foresta equatoriale. Il giorno dopo partiamo per i mitici templi rupestri di DAMBULLA, si ritiene che le grotte abbiano iniziato a essere usate come luogo di culto verso il I secolo a.C.
Ci sono 5 grotte separate contenenti 150 effigi del Buddha. I dipinti risalgono al XIX secolo.
Entrare dentro è come immergerci in un luogo senza tempo, i chiari e gli scuri rendono le statue e i dipinti messaggeri di altre dimensioni , sicuramente il luogo a chi sa ascoltare trasmette sensazioni mai provate.
Nei giorni seguenti visitiamo altri siti archeologici di straordinaria bellezza POLONNARUWAANURADHAPURA.
La ricchezza dello Sri Lanka è dovuta anche dal suo splendido mare e bellissime spiagge, decidiamo di dirigerci a TRINCOMALEE , fino a pochi anni fa teatro di guerra civile e adesso per fortuna paradiso per chi ama il mare tropicale.
Sono sulla spiaggia, osservo dei pescatori, che con una rete sistemata precedentemente con le barche a largo viene tirata a riva con gesti che sembrano una danza ritmata da un canto antico.............
Riccardo Paoli

Racconti di viaggio: Chi siamo
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Nepal: le sue città, montagne, pianure e popoli

Arriviamo a Kathamandu e...... come al solito (da 14 anni visito il Nepal per fare trekking ad alta quota) quello che mi colpisce di più è la luce diversa da ogni altro luogo.
Le persone fuori dall'aeroporto fanno a gara per accaparrarsi le valigie del turista per avere una piccola mancia.
Ci avviamo verso il nostro albergo è la vigilia di Natale e il traffico è intenso e caotico, strano la sua religione è diversa ma si sa per i nepalesi ogni occasione è buona per fare festa.
Colori, odori, suoni, visi, tutto incuriosisce e la mistura di modernità e antichità stordisce, passiamo vicino a Pashupatinath dove il fiume sacro Bagmati accoglie i morti che qui nei Ghat vengono bruciati e dopo vari riti funebri vengono gettati nel fiume.
Oltre ai soliti turisti vi è una moltitudine di persone che passeggiano tranquillamente, penso sia un modo per rendere la fine della vita più tranquilla e normale.
Per noi occidentali è più difficile avere un contatto con la morte così plateale abituati come siamo a esorcizzarla e a nasconderla.
Ma qui la sensazione è quella di profonda spiritualità e di pace interiore.
Il giorno dopo partiamo per la seconda città del del Nepal, Pokhara, situata in un anfiteatro circondato da alte montagne Annapurna, Machhapuchhare, ed un bellissimo lago Phewa.
Più tranquilla rispetto a Kathmandu offre l'opportunità di una permanenza rilassante.
Il terzo giorno alle 5 di mattina raggiungiamo attraverso un percorso di salita e di scalini Sarangkot (1592) per ammirare l'alba e le splendide vette della regione dell' Annapurna.
La levataccia viene ripagata ampiamente del magnifico spettacolo e ci lascia senza parole..........
Il quarto giorno partiamo con l'aereo per un piccolo trek nella regione del Kali Gandaki nel Parco Nazionale dell' Annapurna.
Atterriamo nel piccolo aeroporto di Jomson 2720 mt., nella gola del fiume.
E' la terza volta che vengo in questa zona per trekking più impegnativi.
L'aria rarefatta si fa sentire.........
Il freddo è intenso, siamo a Dicembre.
Espletato le attività di rito: portatori, guide bagagli ecc.. partiamo lungo il Kali Gandaki la gola più profonda del mondo.
Il sentiero è facile e alcune volte diventa strada, i colori sono forti e le montagne altissime, non camminiamo molto è il primo giorno di trekking e bisogna stare attenti a queste quote.
Arriviamo a Kagbeni villaggio sperduto in questa ampia gola scavata dal fiume, le case sono tipiche dei popoli Tibetani (siamo nel distretto del Mustang).
Il vento domina e le bandiere di preghiera sbattono, il silenzio e la pace dominano........
Dopo pranzo io e Betty usciamo dal lodge per visitare il piccolo paese, ci dirigiamo verso il monastero buddhista, una torre dipinta di ocra rossa visibile a lunga distanza, i bambini giocano con oggetti molto semplici e sono molto sporchi forse il freddo non invoglia a lavarsi......
Gli adulti con la pelle molto scura sono spesso a conversare nei posti più assolati e riparati dal vento.
Scorgiamo un gruppo familiare anche essi al sole, vicino alla loro casa, la signora più anziana ci colpisce per le sue profonde rughe e i gioielli di famiglia che fanno da contrasto.
Si nota anche la loro condizione di povertà, ma il loro modo di sorridere e di stare insieme rivela una serenità forse perduta da noi....
Adesso in pieno inverno il luogo dà un idea di malinconia, ma immagino che tutto cambi nel periodo estivo, quando tutto fiorisce, i campi sono pieni di orzo e l'aria calda invita a stare fuori.
Giungiamo infine al monastero facciamo il giro, facendo cigolare i mulini di preghiera disposti in tutto il suo perimetro, di fronte si intravedono delle caverne rupestri e mi piace pensare che forse in una di loro ha dimorato Milarepa famoso yogi, stregone, poeta.
Il secondo giorno di trekking con un freddo intenso, partiamo per Muktinath 4000 mt. luogo dove arrivano i trekker dal giro dell'Annapurna superando il passo Thorong La 5416 mt.
Il sentiero sale progressivamente in un ambiente dominato da alte montagne, Dhalaugiri 8167 mt. , Annapurna 8091 mt., Nilgiri 6940 mt.
Dobbiamo affrontare un dislivello notevole a queste quote, circa 1000 metri, ma l'ambiente è talmente bello che ci fa dimenticare la fatica, i prati di alta quota sono resi aridi dalla stagione invernale e assumono una tonalità marrone e la roccia nuda fa da contrasto con i suoi colori pastello grigio, rosa, bianco.
Il silenzio, la vastità e il cielo di un intenso azzurro , ti fanno sentire parte del tutto, e i pensieri quotidiani si sciolgono come neve al sole.

Che piacevole sensazione è come se improvvisamente ti liberassi di mille catene.......

Ci appare in lontananza un luogo antico lontano nel tempo, un gioiello architettonico nepalese perfettamente inserito nell'ambiente, Jarkot 3550 mt. , il monastero con il suo svettare e il colore rosa, le case bianche fatte di pietra.
Ci cimentiamo in un ennesima salita fino ad arrivare a Muktinath.
Osservo che le case sono aumentate rispetto a 5 anni fa, quando ci giunsi dal passo Thorong La e del paesino di montagna rimane ben poco.......
Ma si sa cosi è la globalizzazione.....
Ci fermiamo nel solito lodge di anni fa e dopo pranzo ci avviamo verso il celebre Santuario, meta di pellegrini indù e buddisti.
Entriamo e tutto cambia, l'atmosfera si carica di spiritualità antica, vi sono una serie di fontanelle (108 per la precisione quante sono i grani del rosario) che spruzzano acqua sacra dell' Himalaya.
Le nostre guide riempiono una bottiglia di acqua ad ogni bocca, poi la portano nell'edificio sacro lì vicino e celebrano un rito indù di buono auspicio.
E' la volta del tempio buddista dove dalla roccia si dice da sempre si sprigiona una fiammella azzurra.
L'incanto del luogo è dovuto al fatto che lì si da' un giusto rispetto agli elementi essenziali della vita: Acqua, Fuoco, Terra, Cielo, materie di cui noi stessi e l'universo intero è fatto.
Centro spirituale dove le due religioni convivono con grande tolleranza.
Torniamo giù verso Muktinath si sta facendo sera ed il tramonto tinge di rosa il Dalaugiri uno dei 14 giganti dell' Himalaya, mi viene in mente il libro di Chatwin "Che ci faccio qui ?"
Il sesto giorno scendiamo oltre 1000 metri fino a Marpha 24 km.
Il paese è fortunatamente come visto anni fa con le tipiche case MUSTANG, c'è una certa attenzione a non modificare brutalmente l'assetto del territorio e l'architettura antica, è piacevole passeggiare per questi vicoli, vi è ancora l' armonia e la sapienza imparata nel corso dei secoli.
Visitiamo il monastero buddista è in una posizione panoramica e da lì possiamo ammirare le semplici ma belle case nepalesi che sanno inserirsi nel paesaggio senza offenderlo.
Dentro il monastero vi è la consueta serenità dei luoghi religiosi e si capisce che l'uomo ha bisogno di un luogo dove può trovare altre
dimensioni....
Abbandoniamo la montagna e da Pokhara in auto ci spostiamo nella pianura Nepalese il Terai nel Parco Nazionale di CHITWAN, dove nella giungla vivono gli ultimi esemplari di tigre del bengala e il rinoceronte unicorno.
E' patria di una etnia chiamata THARU, costruiscono le loro case con fango misto a grasso di elefante e il di canne di fiume , le persone vivono ancora come un tempo , bambini che giocano nell' aia, uomini e donne a lavare i panni, a seccare i semi, oppure semplicemente a chiacchierare con i loro vicini.
Gli animali domestici, come i preziosi bufali, vagano liberi e sornioni nel villaggio.
Vi è un bellissimo fiume Rapati che dopo un lungo tragitto si getta nel sacro GANGE.
Il paesaggio ricorda le descrizioni di Kipling nel "libro della giungla".
Dopo una breve visita al villaggio contadino, prendiamo come mezzo per visitare la giungla un elefante e dondolando ci avviamo per un safari dentro la giungla.
Il silenzio ed il passo soffice dell'elefante ci cullano in mezzo ad un fantastico mondo verde ricco di specie vegetali esotiche.
Scorgiamo con non poca emozione il famoso rinoceronte unicorno, ci avviciniamo cauti sono due che riposano.
Poi proseguendo incontriamo daini, pavoni, scimmie, è si, questo è veramente un luogo dove la natura domina con tutta la sua forza e bellezza.
Il nostro safari giunge al termine e attraversiamo nuovamente il fiume che riluce di colori ovattati tenui.
Il giorno dopo percorriamo, con una barca scavata nel tronco di un albero, un tratto di fiume, è mattina, ci sono delle nebbie la vegetazione riparia si protende verso il fiume che scorre lentamente.
Il percorso è estremamente rilassante e invita alla riflessione, ogni tanto vediamo uccelli di mille colori: aironi, martin pescatore, oche siberiane , cormorani.
Ma l'incontro più emozionante ci viene da un animale che sembra appartenere ad un passato più remoto il coccodrillo, che scaldandosi al sole ci sbalordisce per la sua grandezza e fissità.

Tornati al nostro lodge ci sediamo in riva al fiume per ammirare uno splendido tramonto tropicale e mi lascio affascinare dal paesaggio e dimentico di me stesso divento acqua che scorre, vento caldo che accarezza le piante, suoni di animali che sgorgano dal profondo della giungla al di là del fiume....

E' ora di tornare a Kathmandu, e sorpresa, le macchine sono ferme a causa di uno sciopero.
Quindi per raggiungere l'aeroporto dobbiamo con piacere affittare un piccolo carro trainato da un cavallino, e attraverso la campagna del TERAI raggiungiamo l'aeroporto in un modo molto ecologico.
Riccardo Paoli

Questa acqua correva correva, sempre correva, eppure era sempre lì, era sempre e ogni tempo la stessa, eppure in ogni istante un'altra!


Hermann Hesse
Siddharta

Racconti di viaggio: Chi siamo
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Isola Mauritius

Se il desiderio di bellezza e di perfezione si materializzasse in un luogo, l'isola di Maurizio potrebbe essere il posto giusto…

Mare di un colore verde turchese abbagliante, caldo, accogliente, sabbia bianca corallina morbida, lucente, cielo limpido intenso, penetrante con nuvole spettacolari, tramonti di una bellezza infinita, con colori che entrano nel cuore e nella mente indelebili per il resto dei tuoi giorni…

E' sì, è il paradiso, dove le stagioni sono sempre calde e piene di colori chi si affaccia su questo mondo scopre che la vita può assumere un altro aspetto diverso da quello che siamo abituati nella cosiddetta "civiltà moderna", qui non si possono pensare che i giorni siano fatti solo di ore o da monetizzare o semplicemente da passare….

Qui si entra nella bellezza del vivere a contatto di una natura generosa, stupenda, unica….

Ti prende e ti rende partecipe della sua perfezione e ti fa comprendere di quanto tu sia fortunato a danzare con lei. Tutte le sere puoi semplicemente sedere in riva al mare e ascoltare il vento caldo che fa muovere le palme e dietro, le nuvole scorrono in un cielo di mille colori, migliaia di uccelli partecipano con un concerto di mille canti, essi stessi hanno preso i colori del tramonto.

Forse mentre ascolti tutto questo, qualche pensiero triste della tua vita potrà affiorare, ma sarà come una piccola goccia in un grande mare

Si pensa, sempre seduti davanti a questo mare al senso della vita e se si ascolta lui, ci dirà che finché lo cercheremo nell'uomo non lo troveremo mai.

Anche la morte in mezzo a tutta questa bellezza non farà più paura perché solo se ci consideriamo uno, potremo averne timore, ma il vento caldo, umido, profumato ci farà sentire parte del tutto… dell'infinito.


Riccardo Paoli

Racconti di viaggio: Chi siamo
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